Tattoo – Royale Ink Collective

Marzo 18, 2021 / Lifestyle
Tattoo – Royale Ink Collective

ROYALE INK COLLECTIVE

Stefano Galati e Carolina Caos Avalle formano una delle coppie più affiatate nel mondo dei tattoo. Un connubio sentimentale e artistico che produce grandi risultati.

tattooSe qualcuno avesse ancora dei dubbi sul reputare il tattoo come una forma d’arte, qui avrebbe motivo di ricredersi. I tatuaggi che Stefano e Carolina riescono a realizzare insieme e singolarmente sono, infatti, vere e proprie opere d’arte moderna. Uno stile il loro che mischia avanguardia, realismo e trash polka. Un risultato che è frutto di un background ben preciso, di una continua ricerca e di un grande talento.

Come è nato il vostro sodalizio?

Stefano: Ci siamo conosciuti nel 2011, entrambi in un momento della nostra vita molta simile, forse per questo ci siamo trovati, forse per questo il destino o il caso ci ha fatto incontrare. Eravamo entrambi un po’ alla deriva. Quel periodo che capita a tutti o quasi in cui sai che vivi ma non stai vivendo. Sai che hai dentro qualcosa che deve uscire, ma non sai come fare perché succeda. Ogni cosa che fai ti annoia, non ti soddisfa, non fa parte di te e per quanto ci provi non trovi la direzione. Senti che la tua vita si è “bloccata”. Ebbene quando noi ci siamo incontrati ci siamo in un certo senso “salvati” a vicenda. Avevamo due stili di vita completamente diversi, ma in quel momento eravamo due persone molto simili.

Dopo qualche mese dal nostro incontro siamo andati a vivere insieme in un vecchio cascinale abbandonato. Vivevamo alla giornata, con il poco che avevamo, spesso senza acqua calda e riscaldamento, ma stavamo bene. Io stavo in quella casa da anni prima dell’arrivo di Carolina. Anni un po’ turbolenti. Quella casa faceva parte della scena underground delle nostre zone. Si suonava, si dipingeva, avevamo una sala prove, spesso facevamo delle feste con amici e non. Veniva chiamata da tutti Cascina Royale. Da lì, in seguito, è nato il nome dello studio che poi abbiamo aperto a Voghera, Royale Ink, nome che abbiamo mantenuto per ricordarci sempre da dove nasce quello che facciamo oggi.

La cosa ironica è che per molti può sembrare che Royale Ink sia un modo per innalzarci. Da fuori sembra abbastanza pacchiano come nome, in realtà è nato dal niente, dal basso. Abbiamo iniziato dipingendo tutte le pareti di casa con spray, pennelli e altre tecniche, e li abbiamo cominciato ad approcciarci nel disegno e nella pittura al mondo del tattoo. Io ero già appassionato, avevo provato tempo addietro a fare qualche prova, dopo un annetto che stavamo insieme ho convinto Carolina a provare. Siamo entrati in quel momento in un vortice che non si sarebbe più fermato, progettavamo e disegnavamo tantissimo, era diventata, ed è tuttora, un’ossessione.

A quei tempi – anche se non cosi lontani -, non c’erano scuole che ti insegnavano e su Internet non si trovava nulla, i tatuatori erano ancora pochi e molto gelosi del mestiere. Abbiamo imparato da autodidatti, è stato veramente difficile. Il nostro approccio è partito dalla pittura, dal disegno e dai nostri studi precedenti di grafica e illustrazione. Da li abbiamo cercato di capire come trasportare questo nel tatuaggio. Quando ci siamo sentiti pronti con tanta paura e angoscia abbiamo aperto il nostro studio. È stata la cosa migliore che potessimo fare. 

Raccontateci la vostra storia professionale.

S: Io nasco come writer, ho studiato come grafico pubblicitario e ho lavorato nel settore. 

Carolina: Io ho studiato illustrazione e animazione all’Istituto Europeo di Design (IED) e ho lavorato per un periodo in quel campo.

Quando è stato inaugurato il Royale Ink a Voghera e chi lavora oggi con voi in studio?

S: Abbiamo inaugurato lo studio nel 2014, mesi dopo è venuto da noi anche Mera Riccardo – amico e collega – ai tempi come apprendista. In qualche modo stava vivendo la stessa cosa che abbiamo vissuto noi ed è diventato parte della nostra famiglia. Da un paio di anni ci siamo spostati e aperto un altro studio. Royale Ink è diventato Royale Ink Collective, dove gravitano all’interno numerosi guest del panorama nazionale e internazionale con cui abbiamo il piacere di collaborare. Colleghi con cui ci troviamo non solo a livello lavorativo ma anche a livello personale.

Vi sta stretta la provincia? Se sì, dove vorreste lavorare permanentemente?

C: Abbiamo deciso di aprire il nostro studio di tattoo a Voghera perché ai tempi nella nostra zona c’erano pochi studi e ci sembrava in quel momento la scelta migliore. E lo è stata. A noi è sempre stato stretto questo posto, non c’è una grande apertura mentale e la monotonia è sempre in agguato. Per fortuna abbiamo iniziato quasi subito a viaggiare, fare convention e guest, quindi spesso ci allontaniamo e respiriamo. Io amo viaggiare, è una delle mie più grandi passioni e questo lavoro ci da l’opportunità di farlo. Per ora non so dove vorrei stabilirmi, vorrei viaggiare ancora molto e trovare il mio posto nel mondo… Il nostro. 

Stefano, sappiamo che sei stato attivo nel mondo del writing e della grafica. Per quanto e in che modo hanno influito sul tuo stile di tattoo? 

Stefano galatiS: Mi sono innamorato del writing e di quel mondo intorno all’età di 12 anni. Fin da subito ho sviluppato una passione per tutto ciò che sono gli “incastri” e la composizione d’impatto. Ho studiato grafica e lavorato per un importante multinazionale fino ai 25 anni. Ho studiato negli ultimi anni uno stile basato sulla composizione grafica che ricorda le grafiche del costruttivismo russo, dove tagli fotografici vengono affiancati a elementi bidimensionali, figure geometriche e illustrative, ma sempre con un certo senso di dinamismo e movimento. È un mix tra l’arte astratta e figurativa, una sorta di manifesto ribelle, un micro mondo dove tutte le sensazioni, i volti, i messaggi e gli stati d’animo hanno una forma e sono scrupolosamente ordinati e collegati fra loro. Io lo definisco “rebel graphic constructivism”. 

La pittura è un altro vostro interesse? 

C: Assolutamente si. Stefano è sempre stato appassionato di writing e grafica, io di pittura e illustrazione. In questo 2020, fra lockdown e giorni fermi nel mondo del tattoo, sto approfondendo soprattutto la pittura a olio che avevo accantonato negli anni per dedicarmi al tatuaggio. Stefano, invece, sta lavorando a dei “mixed media” che realizza su vari supporti. Entrambi abbiamo quindi la possibilità di elaborare nuove idee da riportare poi nei nostri progetti su pelle, affinare le tecniche, e studiare… Che non fa mai male. Nel 2021, Covid permettendo, tutte le nostre opere e il materiale realizzato saranno protagoniste di una mostra. 

Per la resa di un lavoro è più importante l’affiatamento degli artisti o la bravura di ognuno? Se entrambe le cose, quanto pesano ciascuna? 

S: Sicuramente la bravura, ma l’affiatamento, la fiducia e l’idea sono fondamentali. Per noi la cosa più importante su cui si basa tutto il nostro lavoro è l’idea, nessuna idea è semplice, soprattutto quando viene pensata, metabolizzata e creata nella mente di una persona. Se poi la metti insieme con quella di una persona a te affine diventa un’idea ancora più grande, ancora più complessa. L’idea è il seme del nostro lavoro anche se spesso la pelle impone regole e limiti. 

Nel corso degli ultimi anni avete vinto numerosi premi durante le convention grazie ai vostri fantastici tattoo, ma abbiamo come l’impressione che tendiate a essere un pochino defilati… 

S: Si, è vero. È una di quelle cose che non abbiamo mai capito ed è spesso motivo di conversazione e risate con amici e colleghi… Non è una cosa voluta, in realtà. 

carolina avalleCarolina, “Realismo d’avanguardia”: perché? 

C: Lo stile “realisme avantgarde” è come ho definito il mio stile. È il risultato dei miei studi e del mio approccio a diverse tecniche. Unisco illustrazione, realismo, grafica e pittura, cercando di unire tutto armoniosamente. Ho sviluppato questo stile negli anni, ma è in continua evoluzione. Sono alla continua ricerca di miglioramenti nella tecnica e nello stile. Quando incontro il cliente analizziamo il progetto, la mia interpretazione della sua storia, si crea una connessione empatica molto profonda… Si fidano di me, si aprono e divento narratore e illustratore della loro vita, sulla loro pelle. Per quanto riguarda i lavori in collaborazione tra me e Stefano abbiamo scherzosamente inventato un connubio, tra me e lui denominato “rebel caos”. 

Ritenete che il vostro stile sia ancora sottovalutato dal grande pubblico? 

S: In questo momento storico del tatuaggio, dove il mondo va cosi veloce e siamo bombardati fra immagini e nuovi stili, a volte abbiamo quasi l’impressione che l’immagine di sé stessi abbia più valore di quello che si fa, si reputa sbalorditivo un lavoro realizzato da un artista che pubblica sui social una vita sbalorditiva. Spesso il lavoro segue l’immagine della persona e se sei una persona che non ama apparire abbiamo la percezione che fai più fatica a venir fuori, ad emergere. Siamo in un periodo in cui un tatuaggio di 3 cm, realizzato da un artista molto popolare sui social, diventa un lavoro eclatante a discapito, per esempio, di una schiena intera realizzata in maniera magistrale da grandi artisti poco popolari. Noi cerchiamo di dare il massimo e di fare del nostro meglio per un pubblico interessato al nostro lavoro, senza compromessi. 

Potete raccontarci come nasce un vostro tattoo e come procedete nella sua lavorazione? 

S: Un nostro progetto in collaborazione nasce da un’idea, da un concetto, da una sensazione, o in maniera più complessa dalla storia che il cliente vuole raccontare attraverso il nostro punto di vista. Carolina si occupa del cuore del progetto, del soggetto principale, della parte più sentimentale. Io mi occupo della struttura grafica e della composizione della parte più aggressiva e cupa. Lavorando insieme da sempre e avendo iniziato questo percorso insieme, abbiamo la fortuna di riuscire a incastrare i nostri due stili anche se molto differenti tra loro in maniera armonica. Conosciamo la metodologia progettale l’uno dell’altro, la rispettiamo e riusciamo a dare spazio ai nostri stili senza che ognuno annienti l’altro. 

Spesso vi capita di lavorare con altri artisti. Chi in particolare e come nasce il connubio, per motivi artistici o di amicizia/ feeling? 

S: Nel corso degli anni abbiamo collaborato con diversi artisti, insieme o singolarmente. Non abbiamo degli artisti precisi con i quali collaboriamo spesso, ci piace l’idea di condividere e di collaborare in futuro con altri colleghi. Le collaborazioni nascono sia per feeling artistico che personale. Abbiamo collaborato su diversi progetti con Marco Pepe, Allegro Chirurgo, Clod The Ripper e molti altri. Carolina ha avuto l’occasione di essere selezionata e partecipare al Kaos Theory Project di Ryan Smith, dove lavoravano anche Jay Freestyle, Rich Harris, Chris Rigoni, Matt Curzon e altri nomi di fama mondiale. In quella occasione ha creato un progetto collaborando con Guido Schmitz e Giovanni Gta, ora non solo colleghi ma anche amici. 

davroyale Ink collectiveAvete mai avuto opinioni differenti riguardo un tattoo da effettuare assieme? Chi di voi due tende a essere più incisivo e come appianate eventuali divergenze artistiche? 

S: Io e Carolina litighiamo dal primo giorno che ci siamo conosciuti, ed è cosi anche sul lavoro. Quasi sempre abbiamo opinioni differenti e poi troviamo quelle affini a entrambi. A volte ci vuole meno, a volte di più, ma è grazie al confronto e alla dedizione che mettiamo nel nostro lavoro che cerchiamo sempre di dare il massimo delle nostre possibilità. Carolina è molto più metodica, inizia progetti giorni prima, ne fa anche più di uno, io invece sono più istintivo, il mio stato d’animo incide molto sul mio lavoro e sulla progettazione. Mi piace lavorare anche sul momento, per questo sembra difficile ma poi troviamo il nostro equilibrio. 

Immaginiamo abbiate una clientela ben conscia dello stile che praticate, ma quanti arrivano con idee confuse e quanti si lasciano da voi guidare? 

C: Abbiamo la fortuna di lavorare con una clientela che conosce bene il nostro lavoro e si fida. Ciononostante capita di dover stravolgere l’idea iniziale del cliente per poter rielaborarla meglio nel nostro stile. Chiediamo ai nostri clienti di non focalizzarsi su soggetti ben specifici, ma sul concetto, su quello che vogliono trasmette e raccontare attraverso il tattoo, cosi che noi possiamo lavorare a questo senza limiti. 

Qual è il vostro equipaggiamento tecnico preferito? 

S: Negli ultimi anni lavoriamo soprattutto con Cheyenne e World Famous Ink. 

Facendo un paragone tra oggi e ieri, quando cioè avete iniziato ad approcciare il mondo del tattoo, cosa vi piace (e non) di come si è evoluto questo mondo? 

S: A noi piace il mondo del tattoo odierno: gli si dà più credito, c’è più ricercatezza, è una forma artistica a 360 gradi. Tuttavia abbiamo l’impressione che non esista più “uno storico”, che tutti possano tutto. Che si possa passare da uno stile altro spesso “rubando” non solo le idee ma quasi la personalità di altri tatuatori, con l’unico scopo di emergere, o farsi notare. Il tutto in totale assenza di una propria coscienza artistica e personale, a discapito di qualsiasi rapporto o stima reciproca. 

IG: royaleink – carolinacaosavalle – stefanogalati_royaleink

• TESTO ANDREA PAOLI – FOTO CAROLINA CAOS AVALLE

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